Cucito,  Mindful Crafts

Cuci i tuoi Jeans, ragazza!

come cucire un paio di jeans denim sostenibile cartamodello jeans

Ho cucito il mio primo paio di jeans!

Prima di parlartene però vorrei fare una riflessione sul denim, sulla sua sostenibilità e sul motivo per cui faremmo meglio a pensarci due volte prima di acquistare un paio di jeans nuovi (oppure cucirli!).

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Serge De Nimes e Levi Strauss

La parola Denim deriva da “de Nimes”. Il denim nasce infatti in Francia, a Nimes per la precisione. Il denim è costituito dal cotone, che attraverso i processi di filatura e tintura assume l’aspetto inconfondibile che tutti riconosciamo a colpo d’occhio: quello che rende questo tessuto diverso dalla classica tela sono le nervature diagonali.

Siamo nel 1800 quando il denim diviene popolare come tessuto per i pantaloni da lavoro. E’ noto a tutti quanto un buon jeans sia resistente e praticamente indistruttibile! Con la corsa all’oro, negli Stati Uniti, il denim diviene il tessuto prediletto per realizzare pantaloni che resistano al lavoro in miniera. Levi Strauss inizia proprio allora a produrre per i minatori dei pantaloni con grandi tasche, ai quali Jacob Davis aggiunge dei rivetti per rinforzare le cuciture. Nascono così i jeans che conosciamo oggi.

Denim sostenibile?

Anche se il cotone è una fibra naturale e il denim è uno dei tessuti più resistenti che possiamo trovare, sarebbe bene riflettere a lungo prima di comprare un paio di jeans nuovi. Perchè? Ad esempio perchè per produrre un singolo paio di jeans sono necessari più di 6000 (seimila) litri d’acqua. O perchè i jeans che compriamo a prezzi stracciati vengono prodotti sfruttando delle persone che lavorano in condizioni disumane.

Prima di comprare qualsiasi cosa dovremmo imparare a chiederci “chi sto sfruttando oggi?“. E’ più facile ignorare questo lato della medaglia e zittire la coscienza, ma semplicemente non è giusto. Se vogliamo camminare sulla strada della sostenibilità, dobbiamo essere consapevoli di quanto possa essere scomoda. La buona notizia è che ci sono moltissime alternative. Io amo le alternative. Come scrive Mona Chollet, le alternative hanno un potere sovversivo. Ed è questo pensiero che mi ha portata a decidere di non acquistare jeans nuovi. Simple as that. Le soluzioni drastiche mi affascinano sempre. Ma ovviamente il jeans è anche il capo intramontabile per eccellenza, ed è per questo che ho anche pensato che comprare jeans usati sia un buon compromesso. Infatti, il jeans vintage non solo è prezioso ma anche generalmente più pregiato di quello che troviamo in commercio oggi. Pensate ai Levis della mamma. Il mio problema è che il mio sederotto taglia 50 non ci entra nei jeans di mia mamma (che comunque non indossa tutti questi jeans!). Nemmeno nei jeans di mia sorella, di mia nonna, di mia zia. Niente nemmeno sul fronte mercatino dell’usato/DePop.

Megan Nielsen Patterns – Ash Curve

Ok, mi sono detta. Caio deve avere una spada e io devo avere dei jeans. Me li cucio. Mi sono messa alla ricerca di un pattern che mi ispirasse, e l’ho trovato QUI. Megan Nielsen offre cartamodelli size inclusive, pensati per persone normali, reali, dolcemente imperfette, e già questo è punto a favore. Ho scelto il modello Ash nella versione Curve (taglie comode), che offre a sua volta quattro varianti: skinny, slim, wide e flare. Mi è bastata una rapida occhiata su Instagram tra i risultati dell’hashtag #mnash per capire che questo è uno di quei cartamodelli rari e preziosi che ti permette di avere un capo su misura semplicemente perfetto e che userai all’infinito. Ho deciso di unirmi al club delle cool girls che si cuciono i jeans in casa, e sono contentissima di averlo fatto!

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Su misura ma con misura

Nota bene: per dirla alla Peter Parker, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Il fatto di essere in grado di cucire i tuoi jeans non significa che devi per forza cucirne seicento paia. Lo dico più che altro a me stessa, perchè sono uno scorpione in balìa di se stessa e delle proprie emozioni: quando una cosa mi entusiasma non so darmi limiti. Ecco, non siate come me. Dominate le vostre emozioni se potete e cucite responsabilmente.

Cuci consapevole

Cuciamo consapevolmente: ti serve davvero un nuovo paio di jeans? Oppure stai per creare l’ennesimo capo per il quale non hai nemmeno spazio nel guardaroba? Che tessuti hai scelto di usare? Da chi li acquisti? Sono tutte domande che è bene porsi. Cucire il proprio capo di abbigliamento non è automaticamente sinonimo di sostenibilità. Prediligiamo dove possibile tessuti che abbiamo già a disposizione (non fate finta di niente, lo so che ce li avete!), oppure tessuti certificati OEKO TEX, meglio se acquistati da piccoli negozi indipendenti.

Cuci i tuoi jeans, ragazza!

Se siete arrivati a leggere fin qui, se non vi ho demoralizzato con tutte le mie tiritere e le domande esistenziali, se avete ancora voglia di cucire i vostri primi jeans…avanti tutta! E’ il momento di tentare. Se vi sembra una sfida troppo difficile posso dirvi che insieme al cartamodello troverete un tutorial fatto davvero molto bene con spiegazioni chiare e ben organizzate. Serve solo sapere un po’ di inglese, ma comunque le immagini sono esplicative.

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E i vecchi jeans?

Prima di salutarci, spendiamo due parole anche sui jeans che abbiamo nell’armadio. La mia esperienza è piuttosto limitata dato che prima di cucire gli Ash di Megan Nielsen, ne avevo solo un paio che considero sacri al pari di una reliquia dato che mi stanno stranamente bene. Sono vissuti, rammendati, amati. Li terrò con me fino all’ultimo. Eppure a tutti sarà capitato di voler fare spazio nell’armadio eliminando qualche capo. Se la prima regola per un armadio sostenibile è quella di riutilizzare ciò che abbiamo, la seconda è quella di riciclare ciò che non usiamo più. Può essere che non ci venga l’ispirazione per un refashion: magari possiamo regalare i vestiti a chi ne ha bisogno? Possiamo scambiarli con le nostre amiche (ad averne che portano la stessa taglia!), possiamo tentare di venderli ad un mercatino dell’usato o tramite app come DePop. Buttare via un capo in buono stato non è ammissibile. Non oggi che abbiamo tutte le nozioni per renderci conto di quanto pesante sia l’impatto ambientale dell’industria tessile.

Abbiamo tutti gli strumenti e le conoscenze per essere il cambiamento che il nostro futuro ci chiede. Facciamolo e basta!

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E se si rompe la cerniera dei jeans? Cambiala!

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